Chisciotte a dar fine e compimento a questa memoranda ventura, e che ritorniate su Clavilegno con la celerità che può promettersi dalla sua leggerezza. Se per avversa fortuna doveste anche tornare a piedi, come pellegrino di albergo in albergo, e di osteria in osteria, troverete sempre al ritorno vostro l’isola dove la lasciate, e tutti i vostri isolani collo stesso desiderio che sempre hanno avuto di ricevervi per loro governatore. Sarà immutabile il voler mio, nè mettete in dubbio, signor Sancio, questa verità, chè ciò sarebbe fare un torto evidente al desiderio che nutro di farvi piacere. — Basta basta, disse Sancio: io sono un povero scudiere, nè posso sostentare il peso di tante cortesie; monti pur su il mio padrone, mi bendino gli occhi, mi raccomandino a Dio, e mi dicano solo se quando andremo per quelle altitudini, mi sarà permesso d’invocare nostro Signore e gli angeli benedetti affinchè mi aiutino„. Rispose la Trifaldi: — Ben potrete, o Sancio, raccomandarvi a Dio, o cui più vi piaccia, mentre Malambruno, tuttochè incantatore, è cristiano, e con molta sagacità e avvedutezza eseguisce i suoi incantesimi, nè cozza con chicchessia. — Orsù dunque, soggiunse Sancio, mi aiuti Iddio e la Madonna di Gaeta. — Dalla memoranda voltura delle gualchiere in qua, disse don Chisciotte, non ho più veduto Sancio compreso da sì grande spavento come lo è adesso; e se io badassi, come altri, ai mali augurii, la pusillanimità sua mi produrrebbe qualche apprensione: ma accostati a me, o Sancio, chè con permissione di questi signori voglio dirti due parole a quattr’occhi„. Tirato Sancio da parte tra certi alberi del giardino, e pigliategli ambe le mani, gli disse: — Tu vedi, fratello Sancio, a qual lungo viaggio stiamo per accingerci, e Dio solo sa quando torneremo dall’averlo compito, e quali cure e incontri possiamo avere nelle nostre imprese, e però io vorrei che tu ti ritirassi nella tua stanza, come in aria di andartene ad apprestare qualche cosa necessaria pel viaggio, e in un battere di occhio ti dessi a conto delle tremila e trecento frustate alle quali obbligato ti sei, cinquecento sole, chè quando sono date non vi si pensa più, e il cominciare le cose è un averle quasi mezzo finite. — Vossignoria è diventato matto? rispose Sancio: questo è come quello che dicono: vedi che ho fretta, e mi comandi adagio? Ora che devo andarmi a sedere sopra un pezzo di tavola rasa pretenderebbe vossignoria che mi flagellassi? In verità ch’ella esce del seminato: andiamo a radere queste matrone, e da quello che sono prometto che al mio ritorno mi darò tutta la premura di soddisfare al mio obbligo in modo che vossignoria resterà pienamente contento; e non parliamo altro„. Rispose don Chisciotte: — Or via sopra questa tua promessa,