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capitolo xxxviii 349

quantità di lupi nelle sue terre; e se in luogo di lupi vi fossero state volpi sarebbesi chiamata la contessa Volpina, essendo costumanza appresso quei popoli che tutti i potenti prendano la denominazione dei loro casati dalla cosa o dalle cose che si trovano in maggior copia negli stati loro: ma questa contessa poi a fine di rendere celebre la novità della sua falda, lasciò il cognome di Lupina, e assunse quello di Trifaldi. Si avanzavano le dodici matrone e la loro signora a passo di processione, portando coperta la faccia con neri veli, non però trasparenti come quello di Trifaldino, anzi tanto serrati che niente traluceva. Subito che comparve il matronesco squadrone, il duca, la duchessa e don Chisciotte levaronsi in piedi, e così quelli tutti che stavano mirando la flemmatica processione. Le dodici matrone lasciarono libera la strada a Dolorida, la quale si avanzò, sempre condotta a mano da Trifaldino. Il duca, la duchessa e don Chisciotte, vedendo questo, andaron ad incontrarla una dozzina di passi perchè fosse eseguito l’accoglimento colle debite forme; e allora Dolorida, poste le ginocchia a terra, con grossa e rauca piuttosto che sottile e dilicata voce, disse: — Non discendano le signorie vostre a tanta cortesia verso questo loro servidore, voglio dire verso questa loro serva, mentre io sono tanto trambasciata che non potrei mai corrispondere debitamente a tanta degnazione. Ah que-