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capitolo xxxiv 325

gente bellicosa è questa che vuole adesso attraversare questo bosco?„ Rispose il corriere con orribile ed ardita voce: — Io sono il demonio che vengo in traccia di don Chisciotte della Mancia: la gente di cui mi chiedete conto, sono sei truppe d’incantatori che sopra un carro trionfale portano la senza pari Dulcinea del Toboso; ella viene incantata in compagnia del galante francese Montèsino, che insegnerà a don Chisciotte come possa egli disincantare questa signora. — Se foste il demonio come vi annunziate, soggiunse il duca, e come indica la vostra figura, avreste già conosciuto questo tale cavaliere don Chisciotte della Mancia poichè lo avete davanti. — Giuro a Dio e in coscienza mia, rispose il demonio, che non ci poneva mente, perchè ho i pensieri distratti in tante cose ch’erami sviato dalla principale per cui son venuto. — Questo demonio, disse Sancio, debb’essere senza dubbio uomo dabbene e buon cristiano, mentre se nol fosse non giurerebbe a Dio e nella sua coscienza, e bisogna dire che anche all’inferno vi sia della buona gente„. Il demonio senza smontare voltossi a don Chisciotte, e gli disse: — A te, cavaliere dai Leoni (che possa io vederti tra i loro artigli) m’invia lo sventurato ma valoroso cavaliere Montèsino comandandomi che io ti dica da parte sua che tu debba attenderlo nel luogo dove sarai da lui ritrovato, perchè seco si trae quella che viene chiamata Dulcinea del Toboso. Io tengo ordine di somministrati ciò che fia duopo per trarla d’incanto; e per non avere altr’oggetto la venuta mia, nè più lunga potendo essere qui la mia dimora, restino intanto teco i demonii miei compagni e gli angeli buoni con le altre persone qua presenti„. Detto questo suonò lo smisurato corno, voltò le spalle e sparì senz’attender risposta da chicchessia. Non è da dire se si fosse rinnovata in tutti la maraviglia, e in don Chisciotte ed in Sancio particolarmente: in Sancio vedendo che a dispetto della verità voleasi pure che Dulcinea fosse incantata; in don Chisciotte non sapendo accertarsi se fosse o no vero ciò ch’eragli avvenuto nella grotta di Montèsino. Stando egli assorto in questi pensieri gli disse il duca: — Si decide la signoria vostra, signor don Chisciotte, di aspettare? — E perchè no? ripos’egli: starei qua intrepido e forte quand’anche venisse ad investirmi tutto l’inferno. — Ed io se veggo un altro demonio, e sento un altro corno come il passato tanto aspetterò qua come in Fiandra„, disse Sancio. In questa andò la notte inoltrandosi, e cominciarono a scorrere molti lumi pel bosco, al modo stesso come vanno scorrendo pel cielo le aride esalazioni della terra che ai nostri occhi paiono stelle che corrano. Si udì similmente altro spaventoso rumore come di pesanti ruote di carri tirati da buoi al cui aspro e continuato cigolare dicesi che fuggano i lupi e gli orsi se le odono