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capitolo xxxiv 323

stanza è un esercizio che occupa piacevolmente senza pregiudizio di alcuno, e con soddisfazione di molti; ed in oltre la caccia particolare delle belve (che non è da tutti come sarebbero tante altre caccie, tranne quella degli uccelli grifagni) è solamente riservata ai grandi personaggi. Sancio mio, voi dovete mutar opinione, e quando, sarete governatore vi occuperete nella caccia, e vedrete come un pane vi vale per cento. — Oh questo no, rispose Sancio: un savio governatore ha da fare conto di avere le gambe rotte, e ha da stare a casa sua. Sarebbe forse ben fatto ch’egli si recasse a sollazzo per monti e per selve, e che intanto i poveri negozianti dovessero andare a cercarlo colla rovina dei loro affari? In questo modo i governi vanno alla malora, ed io sono persuaso, o signor duca, che le caccie e i passatempi sieno fatti più per gli scioperati che per i governatori. Quanto a me io fo conto che volendo distrarmi giuocherò nei dì solenni al trionfo d’invito, e nelle domeniche e nelle altre feste ai rulli o ai piccoli, e la mia coscienza escluderà ogni altro divertimento. — Piaccia a Dio che tu ti conduca a questo modo, o Sancio, disse il duca; ma dal detto al fatto corre un gran tratto. — Corra quanto si vuole, replicò Sancio, che la pecora non resterà mangiata dal lupo; ed è meglio l’aiuto di Dio che le molte faccende; e le budella non portano i piedi, ma i piedi le budella: e voglio dire che se Iddio mi aiuta, ed io fo l’obbligo mio con buona intenzione, governerò meglio di un girfalco: e che mi mettano un dito alla bocca, e vedranno se lo stringo. — Che tu possa essere maledetto da tutti i santi, Sancio maledetto, disse don Chisciotte; e quando sarà mai che, come mille altre volte ti ho detto, tu faccia qualche discorso di buon proposito, corrente e concertato senza la peste di tante frottole e di tanti proverbi? Le vostre grandezze caccino al diavolo questo balordo, che non già sotto due ma sotto due mila proverbi schiaccerà loro la mente, e sì mal collocati, che così Dio conceda a lui o a me salute come non li vorrei mai sentire. — Le frottole ed i proverbi di Sancio Panza, soggiunse la duchessa, tuttochè fossero più di quelli del commendatore Greco1, non per questo sono meno da reputarsi per la brevità dei concetti; e per mio conto io vi assicuro che mi danno più gusto degli altri per quanto fossero meglio citati a proposito ed allegati con sensatezza„.

Fra questi ed altri ragionamenti uscirono della tenda al bosco, e nell’andar cercando nuove posate e nuovi sentieri terminò la giornata, e sopravvenne la notte, non però sì chiara e serena come potea esser

  1. Così chiamavasi Fernando Nunez de Guzman che insegnò greco, latino e rettorica a Salamanca sul principio del secolo XVI.