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322 | don chisciotte |
mio povero abito non sarebbe ridotto a questi termini; e non so che gusto vi sia nello stare aspettando il passaggio di un animale che se vi pianta addosso una zanna, tutto è finito per sempre. Mi ricordo la vecchia canzonetta che incominciava:
Fin all’ossa sii mangiato |
— Fu, disse allora don Chisciotte, questo Favila un re goto1, che venne divorato da un orso cacciando le fiere nei boschi. — Questo è appunto quello che dico anch’io, replicò Sancio, e non vorrei che i re e i principi si mettessero a tanto rischio per un gusto che non è poi gusto, poichè si tratta di ammazzare una bestia la quale non ha commesso alcun delitto. — Andate errato, o Sancio, rispose il duca, perchè l’esercizio di cacciare le fiere è più adatto e necessario ai re ed ai principi che a qualsiasi altro. La caccia è un’immagine della guerra, e vi s’imparano stratagemmi, astuzie, insidie per vincere a mano salva e senza suo danno il nemico; si avvezza con essa a soffrire freddi acutissimi e caldi intollerabili: l’ozio si sbandisce e consuma, e il sonno con esso; si corroborano le forze, e si rendono più agili le membra di chi la esercita; in so-
- ↑ Non fu veramente un re goto, ma successore di Pelagio nelle Asturie dal 737 al 739.