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264 | don chisciotte |
scappano via e abbandonano i loro fedeli scudieri in balia dei nemici, triti come polvere di tarlo e macinati come frumento al mulino. — Non fugge chi si ritira, rispose don Chisciotte; perchè hai da sapere, o Sancio, che la bravura quando non si fonda sulla base della prudenza, si chiama temerità, e le prodezze del temerario più si attribuiscono alla buona fortuna che al suo coraggio. Io confesso che mi sono ritirato, ma non sono fuggito, imitando in ciò molti valorosi che si riserbarono a tempi migliori: e di questo son piene le istorie, le quali non potendo esserti di alcun giovamento, nè dare a me gusto, giudico bene di non riferirtele„.
In questo trovavasi Sancio già montato a cavallo, mercè l’assistenza di don Chisciotte, il quale salì del pari su Ronzinante, e passo passo andarono ad internarsi in un albereto che vedeasi di là discosto circa un quarto di lega. Mandava Sancio ad ora ad ora non pochi profondissimi ahimè accompagnati da dolorosi gemiti, ed avendogli chiesto don Chisciotte la cagione di sì amari lamenti,