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234 | don chisciotte |
prete canta bene non si porta male nè anche il chierico„. Sconsolati e rauchi ritornarono ambidue al loro paese, e raccontarono agli amici, vicini e conoscenti ciò ch’era accaduto cercando dell’asino, esagerandosi dall’uno la grazia dell’altro in ragliare, il che si riseppe e andò per le bocche di tutti nei luoghi circonvicini. Il diavolo poi, che non dorme, come desideroso di seminare e spargere rancori e discordie ove può, e di mettere chimere e triste voglie nei cervelli, fece che le genti degli altri paesi al vedere qualcuno del nostro paese ragliassero, quasi vedendo rinfacciare il raglio dei nostri giudici. Se ne accorsero anche i ragazzi, e la fu una disperazione, perchè sempre più il raglio si diffuse di uno in altro paese, di maniera che sono adesso distinti i naturali del nostro paese dal raglio come sono differenziati i mori dai bianchi: e tanto innanzi andarono le pessime conseguenze di questa beffa, che più volte coll’arme alla mano e in ben ordinato squadrone i burlati sono venuti in zuffa coi burlatori senza che abbiano potuto apporvi rimedio nè re, nè rocco, nè timore, nè vergogna. Credo che dimani o l’altro abbiano ad uscire in campagna i miei paesani, che sono quelli del raglio, contro quelli di un paese discosto due leghe dal nostro, e ch’è appunto il paese che più ci perseguita; ora per armare bene i combattenti io porto queste lance e queste labarde. Ed ecco, o signore, le maraviglie che ho promesso di raccontarvi; chè se non vi paiono tali io non ne so di altra sorte”.
Il galantuomo terminò con queste parole il suo racconto, e a questo punto entrò per la porta dell’osteria un uomo con calzette, calzòni e giubbone, tutti di camozza, e con alta voce si fece a dire: — Signor oste, avete una stanza? io vengo e porto con me lo scimiotto indovino e il quadro della libertà di Melisendra. — Oh affè, sclamò l’oste, ch’è qua il nostro maestro don Pietro! oh ci si apparecchia una buona notte!„ Erami dimenticato di dire che questo maestro don Pietro aveva coperto l’occhio sinistro e pressochè mezza una guancia con un piastrello di taffettà verde, indizio che tutta quella parte fosse malata. Proseguì l’oste dicendo: — Sia ben venuto la signoria vostra, signor maestro don Pietro: ma dove sono lo scimiotto e il casotto de’ fantocci che non li vedo? — Eh sono poco lontani, rispose il tutto camozza, ed io sono venuto avanti per vedere se vi è stanza dove poter albergare. — Ne farei star senza sino il gran duca di Alba, disse l’oste, per cederla al mio maestro don Pietro: vengano pure e lo scimiotto ed il casotto, chè vi è gente nell’osteria questa notte che pagherà per vederli e per divertirsi colle bravure che sanno fare. — Sia in buon’ora, rispose quello del piastrello, ed io metterò il divertimento a buon prezzo contentan-