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capitolo xxiv 229

e sano nella fuga. Tanto maggiore è la fama dell’ottimo soldato quanto è maggiore la obbedienza al suo capitano ed a quelli che hanno diritto di comandargli: ed avvertite, o figliuolo, che meglio si conviene al soldato l’olezzare di polvere che di zibetto. Se la vecchiaia vi coglie in esercizio tanto onorevole, tuttochè siate coperto di ferite e storpio o zoppo, almeno non vi coglierà senza onore, e onore tale che la povertà non ve lo potrà diminuire. Ciò è tanto più vero adesso, che si provvede al sostenimento de’ soldati vecchi e storpiati, nè si fa come coloro che procacciano libertà ai loro schiavi, perchè sono vecchi ed inabili al servire, e chiamandoli liberi li fanno poi schiavi della fame da cui non isperano di sottrarsi se non se colla morte. Non voglio altro dirvi, buon giovane mio, e se vi piace v’invito a salire sulle groppe di questo mio cavallo fino all’osteria, dove cenerete con me, poi domattina proseguirete il vostro viaggio, che Dio ve lo dia buono come lo merita la vostra volontà„. Non accettò il paggio di salire sulle groppe, ma sì bene quello della cena all’osteria, ed in tale circostanza si racconta che Sancio abbia detto tra sè: — Dio mi aiuti! come mai può egli darsi che un uomo che sa dire tante e sì buone cose come quelle che ha ora dette il mio padrone, vada poi raccontando di aver veduti quegl’impossibili spropositi della grotta di Montèsino? Orsù, stiamo a vedere quello che accaderà poi„.

In questo pervennero all’osteria che già imbruniva la sera; e Sancio si consolò vedendo che il suo padrone la tenne per vera osteria e non per castello come soleva. Non erano entrati appena, quando don Chisciotte dimandò conto all’oste di colui che portava le lance e le alabarde, ed ebbe in risposta che stava nella stalla a governare la mula. Fecero lo stesso il giovine e Sancio dei loro giumenti, collocando Ronzinante alla miglior mangiatoia e nel sito migliore di quella stalla.