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capitolo xxiii 219

gno di convertirsi e di ravvedersi. E poi dicami vossignoria, ora che siamo in pace: come e con quali contrassegni conobbe ella la signora Dulcinea nostra padrona? E se le ha parlato, che disse e che le rispose? — Io la ho conosciuta dal vestito, rispose don Chisciotte, ch’era quello medesimo che portava quando tu me l’hai fatta vedere; le ho parlato, ma non mi rispose sillaba, anzi mi voltò le spalle, e si mise a fuggire con tanta velocità che non l’avrebbe raggiunta una freccia. Volli seguitarla, e fatto lo avrei se Montèsino non me ne avesse sconsigliato, sì perchè vano sarebbe riuscito ogni mio sforzo ad arrivarla, sì perchè si avvicinava il momento ch’io dovea uscire della grotta. Mi disse pure che coll’andare del tempo mi avrebbe reso avvertito del modo con cui dovessero essere disincantati egli, Belerma, Durandarte e gli altri tutti che quivi stavano. Ciò per altro che mi diede maggior fastidio, tra le tante cose da me vedute e notate, si fu che facendo questo discorso con Montèsino, si avvicinò a me da un lato, e senza ch’io