Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.2.djvu/227


capitolo xxiii 217

nel mio cuore ch’era molto turbato per quell’odiato confronto della mia signora colla signora Belerma. — E ancor io mi maraviglio, disse allora Sancio, che vossignoria non siasi scagliato contro il vecchiaccio, e non gli abbia fracassate le ossa e strappati tutti peli della barba senza lasciargliene pur uno. — No, amico Sancio, rispose don Chisciotte, non mi conveniva far questo, correndo obbligo a tutti di rispettare i vecchi quantunque non sieno cavalieri, e quelli segnatamente che sono incantati: e posso assicurarti che nulla vi fu di che dire nei successivi ragionamenti occorsi fra noi„.

Disse a questo passo il giovane: — Non so concepire, signor don Chisciotte, come vossignoria nel breve spazio di tempo che stette laggiù, abbia tante cose vedute, nè come possano essere corse tante proposte e risposte. — Quanto è che io vi calai? dimandò don Chisciotte. — Poco più di un’ora, rispose Sancio. — Ciò non può essere, replicò don Chisciotte, perchè in quel soggiorno mi colse la notte, tornò la mattina, fece notte un’altra volta, e tre altre volte mattina, di guisa che, secondo il mio conto, per tre giorni sono rimasto in quelle remote parti, e me ne stetti nascosto alla vista del mondo. — Il mio padrone deve dire la verità, soggiunse Sancio; chè siccome le cose accadute sono tutte per incantesimo, chi sa che quello che a noi pare un’ora, non debba parere agli altri tre giorni colle loro notti. — Sarà così, rispose don Chisciotte. — E vossignoria, signor mio, soggiunse il giovane, non ha mangiato mai in questo corso di tempo? — Non ho rotto il digiuno nemmeno con un solo boccone, rispose don Chisciotte, nè manco ho avuto fame e neppure animo a questo. — E gl’incantati mangiano essi? dimandò il giovane. — Nè mangiano, rispose don Chisciotte, nè servono ad altre necessità, tuttochè siavi opinione che crescano loro le ugne, la barba e i capelli. — E dormono almanco gl’incantati? dimandò Sancio. — Guardi Dio, rispose don Chisciotte: e certamente che nei tre giorni che siamo insieme vissuti laggiù nessuno chiuse mai occhio. — Oh adesso quadra bene il proverbio, soggiunse Sancio: dimmi con chi vai e ti dirò chi sei. Se vossignoria va colla gente incantata che non mangia e non dorme, è egli poi gran miracolo se sta digiuno e vigilante quando convive con loro? Oh mi perdoni la signoria vostra, signore e padron mio, ma io protesto, che Dio mi porti (e poco è mancato che non dicessi il diavolo) di non creder niente affatto di tutte le imposture che vossignoria ha raccontate sino a questo momento. — Come no? disse il giovane. Mentirebbe egli il signor don Chisciotte? anche volendolo, non avrebbe avuto campo di comporre ed immaginare questo milione di menzogne. — Io non intendo mica di voler dire che il