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capitolo xxii | 203 |
con voce bassa un priego al cielo, chiedendo aiuto e fortunato successo in quella, che aveva aspetto di pericolosa e nuova avventura. Disse poi ad alta voee. — O signora delle mie azioni e dei miei movimenti, o chiarissima e senza pari Dulcinea del Toboso, se possibile sia che ti giungano all’orecchio gli scongiuri e i voti di questo tuo venturoso amante, ti prego per la tua inaudita bellezza di udirli, poichè ad altro non mirano fuorchè a supplicarti che tu non mi nieghi il tuo favore ed il tuo aiuto ora che ne ho grande bisogno. Vado a precipitarmi, ad impozzarmi, a piombare, a sprofondarmi nell’abisso che mi si para dinanzi, solo perchè si conosca dal mondo che se tu mi dài assistenza, non mi sarà più ripugnante, l’accingermi a qualsiasi impresa, nè impossibile il felicemente compirla„.
E detto questo, appressatosi alla imboccatura, conobbe non essere possibile il calarvisi, nè farsi luogo all’ingresso, se non usando molta fatica di braccia e infiniti colpi di spada. Trasse tosto la sua