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capitolo xxii | 199 |
camente dicendo tra me che avrei voluto sentire quello che disse poco fa vossignoria prima che avessi preso moglie, perchè, direi forse adesso: il bue sciolto bene si leva. — Tanto malvagia, o Sancio, disse don Chisciotte, è la tua Teresa? — Non è molto cattiva, rispose Sancio, ma neppure è troppo buona, o almanco non lo è come io vorrei. — Non fai bene, soggiunse don Chisciotte, a dir male di tua moglie, che in sostanza è la madre dei tuoi figliuoli. — Noi siamo pagati, rispose Sancio, perchè ella ancora dice male di me quando va in collera, e specialmente quando la gelosia le dà martello; chè allora nè anche Satanasso la può sopportare„.
Erano già passati tre giorni da che don Chisciotte e lo scudiere dimoravano cogli sposi, dai quali furono serviti e trattati come principi. Chiese don Chisciotte al bravo dottore che gli desse una guida che lo conducesse alla Grotta di Montèsino, avendo vivo desiderio di penetrarvi e di vedere cogli occhi proprii se vere fossero le maraviglie che di essa erano disseminate per tutti quei contorni. Gli rispose il dottore che gli darebbe a compagno un giovane suo cugino studente e molto affezionato alla lettura dei libri di cavalleria, il quale di assai buona voglia lo condurrebbe alla imboccatura della Grotta istessa, e gl’indicherebbe le lagune di Ruidera, famose per tutta la Mancia, o piuttosto per tutta la Spagna. Gli soggiunse che si sarebbe trovato in gustosa conversazione, giacche era un giovane che sapea comporre libri degni di esser dati alle stampe e dedicati ai principi. Venne finalmente il giovane sopra un’asina pre-