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198 | don chisciotte |
dei quali non mancano mai gli uomini di talento ed amanti della fatica. Il povero onorato (se però chi è povero può conseguir onore) possede una gioia avendo bella consorte; e se tolta gli viene, viene ad un tempo stesso spogliato dell’onore e della vita: la moglie adorna di bellezza e di onore, congiunta ad uomo povero, merita una corona di allori e di palme di vittoria: la beltà sa rendersi schiava la volontà di quanti la vagheggiano, ed è come piacevole zimbello cui si gettano addosso e le aquile reali e gli uccelli di alto volo; ma se alla beltà si aggiugne il bisogno, o se riesce indisciplinabile, la investono allora i corvi, i nibbii e gli altri uccelli rapaci: quella che non cede ai cimenti più pericolosi, si merita a buon diritto di essere chiamata la corona del proprio sposo. Sappiate, o giudizioso Basilio, soggiunse don Chisciotte, che fu parere di non so quale Savio, esservi in tutto il mondo una sola buona moglie; e consigliava ognuno a tenere che quella sola buona fosse la sua propria, poichè così viverebbe contento: io non sono ammogliato, nè finora mi cadde in pensiere di accasarmi, nullostante mi temi da tanto di saper suggerire ottime regole a chi vuol eleggersi lo stato del matrimonio. Prima di ogni altra cosa lo esorterei ad invaghirsi più della riputazione che della roba, perchè la buona moglie non acquista la buona fama col solo carattere della bontà, ma col provare di possederla questa bontà mediante una palese regolare condotta: molto più nuocono all’onore delle donzelle e delle donne le pubbliche irriverenze che le segrete vigliaccherie: se meni a casa tua una buona moglie ti sarà facile il conservarla e il migliorarne anche la bontà; ma sè trista te la conduci, troppo ti costerebbe l’emendarla, chè non è picciola impresa passare da un estremo all’altro; e non dirò che ciò sia impossibile, ma grandemente difficoltoso„.
Sancio sentiva tutto questo, e diceva tra sè: — Questo mio padrone, quando io parlo di cose di midollo e di sostanza, suol dirmi che potrei prendere un pulpito in mano e andar predicando bei sermoni per lo mondo; ma io dico di lui che quando comincia a infilzare sentenze e a dare consigli, non solo può prendere un pulpito in mano, ma due per ogni dito, e andarsene per le piazze predicando quello che gli viene alla bocca: venga il malanno a questo cavaliere errante che sa tante cose: io credeva, per l’anima mia, che non fosse valente se non che negli affari della cavalleria, ma non c’è cosa che non la pizzichi, ed in cui non sappia dire la sua„. Andava Sancio tai parole tra sè borbottando, e intanto il suo padrone che se n’era accorto, gli disse: — Che brontoli tu, Sancio? — Io non dico niente nè brontolo, rispose Sancio, ma andava uni-