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174 | don chisciotte |
stro che lo tratteneva nel bel mezzo della sua furia, e gli faceva baciare la spada come se stata fosse una reliquia, benchè con non eguale divozione. Finalmente il maestro gli contò colle stoccate tutti i bottoni di una mezza sottana che aveva indosso, facendo mille strisce della sua falda; gli fece cadere a terra due volte il cappello, e lo straccò di maniera che per la rabbia, il dispetto e la furia, prese la spada per l’impugnatura, e la gettò in aria con tanta forza che uno dei contadini assistenti, il quale era scrivano, e che andò per essa, fece poi testimonianza che trovossi di là discosta quasi tre quarti di lega: testimonio che servì e serve a provare senza contrasto che la forza è superata dall’arte. Stanco si mise a sedere Corcuelo, ed essendosegli avvicinato Sancio, gli disse: — In verità, signor baccelliere, che se la signoria vostra prende il mio consiglio, da qua in avanti non isfiderà più alcuno alla scherma, ma piuttosto alla lotta od a lisciare il palo: bisogna lasciare il mestiere a chi lo sa fare, nè è da intrigarsi con ischermitori tanto lesti e tanto pronti che t’infilzano colla punta della spada la cruna di un ago. — Mi contento, disse Corcuelo, di essere uscito d’inganno, e che l’esperienza mi abbia fatto conoscere una verità ch’era da me troppo rimota„. Alzatosi allora abbracciò il dottore, e rimasero più amici di prima, nè vollero attendere lo scrivano il quale era andato in cerca della spada, sembrando loro che tardato avrebbe soverchiamente. Stabilirono intanto di seguitar il cammino per non arrivare di notte al paese di Chilteria, patria di tutta quella gente. Durante il resto del viaggio provò il dottore l’eccellenza della spada con ragioni di sì grande evidenza e con tante figure e dimostrazioni matematiche, che tutti ne rimasero convinti, e Corcuelo si pentì della sua ostinazione.
Sopraggiunta era la notte, e nell’avvicinarsi sembrò a tutti che di sopra alla loro testa stesse un cielo seminato d’innumerevoli e risplendenti stelle. Udirono similmente confusi e soavi suoni di varii strumenti, come di flauti, tamburi, salterii, timpani, cimbali e sonagliuzzi. Giunti più da vicino videro che gli alberi di un frascato