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capitolo xix 169

errante in cerca di venture per le quattro parti del mondo. Disse loro che chiamavasi don Chisciotte della Mancia per nome proprio, e per soprannome il cavaliere dai Leoni. Tutto questo era pei contadini linguaggio greco o in gergo, ma non già per gli studenti, che da ciò argomentarono come stesse il cervello di don Chisciotte. Guardavanlo con tutto ciò con istupore e con rispetto, ed uno di loro gli disse: — Se vossignoria, signor cavaliere, non ha strada determinata come suol essere di chi va cercando venture, si accompagni a noi, e vedrà una delle più belle e ricche nozze che sino al dì d’oggi si sieno festeggiate qui nella Mancia o in altri luoghi di questi contorni„. Dimandò don Chisdotte se fossero di un qualche principe che le rendesse tanto famigerate. — No, signore, ma di un contadino e di una contadina, rispose lo studente; egli però è il più ricco di questo paese, ed è la giovane la più bella che siasi mai veduta: nuovo e straordinario è il loro apparato, dovendo celebrarsi in un prato vicino al paese della sposa, la quale è per eccellenza chiamata Chilteria la bella, e lo sposo Camaccio il ricco. Conta la giovane l’età d’intorno a diciott’anni, e lo sposo ventidue; sono di eguale condizione, tuttochè certi investigatori che vogliono conoscere le prosapie di tutto il mondo, sostengano che più distinta è la nascita della bella Chilteria di quella di Camaccio; ma non è da farsi molto caso di ciò mentre le ricchezze servono a rimediare a molte rotture. In effetto questo Camaccio è uomo assai