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166 | don chisciotte |
don Chisciotte, disse intorno alla favola o istoria di Piramo e Tisbe un sonetto di questo tenore:
“L’avvenente fanciullo rompe il muro che aperse il gagliardo petto di Piramo; Amore si parte da Cipro, e va diritto a cercare quell’angusta e prodigiosa apertura.
“Ivi parla il silenzio: chè umana voce non osa mettersi per sì stretto pertugio; l’animo sì, perchè Amore suol rendere agevoli le più difficili cose.
“Ma imprudente è il desiderio; e la bella vergine si affretta di correre alla morte: miserando fato!
“Tutti e due in un medesimo punto (oh strano caso!), uccide, copre e risuscita, una spada, una tomba, una memoria„.
— Sia benedetto il Signore, disse don Chisciotte quand’ebbe inteso il sonetto di don Lorenzo, che fra i poeti di oggidì ne ho conosciuto in vossignoria uno perfetto, il che comprendo dall’artifizio del vostro componimento„.
Stette quattro giorni don Chisciotte trattato con ogni gentilezza in casa di don Diego, a capo dei quali chiese licenza di andarsene, protestando che molto era grato ai tanti favori ottenuti, ma che non convenendo l’ozio e gli agi soverchi agli erranti cavalieri, tornavasene all’officio suo, ch’era quello di andare cercando avventure, delle quali sapeva abbondare assai il paese dove aveva divisato di stare aspettando il dì della giostra di Saragozza cui era indiritto. Volea frattanto viaggiare e penetrar dentro la grotta di Montesino, di cui si raccontavano in quei contorni tante e sì mirabili cose; e voleva conoscere il nascimento e le vere vene delle sette lacune, chiamate comunemente di Ruldera. Don Diego ed il suo figlio lodarono altamente questa sua onorevole risoluzione, ed esiberongli di buon cuore quanto potesse essere in casa loro opportuno a fargli conseguire il propostosi fine, mentre si credevano a questo obbligati per lo valore della sua persona e per la onorificenza di sua professione. Giunse al fine il giorno di sua partenza tanto giulivo per don Chisciotte quanto malinconico per Sancio Panza, il quale trovava tutto il suo conto nell’abbondanza che regnava in casa di don Diego. Gli doleva di tornare alla fame che si patisce nelle foreste e nei deserti, ed alla scarsità delle sue mal provvedute bisacce, le quali a buon conto fornì a dovizia di tutto quello che gli parve più