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capitolo xviii | 161 |
Lorenzo (questo è il nome del figliuolo di don Diego) di dire a suo padre: — Che penseremo noi, o signore, di questo cavaliere che vossignoria ci ha condotto? Il nome, la figura, il chiamarsi cavaliere errante hanno molto sorpreso e mia madre e me ancora. — Non so che dirti, figliuolo, rispose don Diego; ti posso bene assicurar che l’ho veduto fare cose degne del più gran pazzo del mondo, e l’ho udito ordire discorsi sì giudiziosi che sono precisamente l’opposto delle sue azioni spropositate. Mettiti a ragionare con lui, e toccagli il polso, poi come discreto giudicherai bene del suo discernimento o della sua balordaggine; benchè, a dire ciò che ne sento, io lo tengo più per pazzo che per dottore„.
Dopo queste informazioni passò don Lorenzo a trattatosi con don Chisciotte in piacevoli colloqui, e fra i molti discorsi avuti insieme, disse don Chisciotte: — Il signor don Diego, padre di vossignoria, mi ha parlato della rara vostra abilità e del distinto vostro ingegno, e soprattutto mi ha detto che siete valoroso poeta. — Poeta può darsi, rispose don Lorenzo, ma valoroso no certamente: è bensì vero che io sono affezionato alquanto alla poesia ed alla lettura degli ottimi autori, ma non in modo da meritare il nome di valoroso che mio padre mi attribuisce. — Mi piace questa vostra umiltà, rispose don Chisciotte, mentre in vece i poeti sogliono esser arroganti, e facilmente credonsi grandi e sublimi. — Non vi è regola senza eccezione, rispose don Lorenzo, e vi sarà anche taluno eccellente che non crederà di esser tale. — Pochi, rispose tosto don Chisciotte; ma dicami vossignoria: che poesie avete ora fra mano? Il vostro signor padre mi ha detto che queste vi tengono molto pensieroso ed inquieto. Se si tratta di glosa, ho anch’io qualche tintura di glose; se di giostra letteraria, procuri vossignoria di avere il secondo premio, chè il primo è dato sempre alle protezioni ed alle qualità della persona; il secondo viene colto dalla mera giustizia; il terzo viene ad essere secondo, ed il primo, con questo conto, sarà il terzo, secondo il metodo delle licenze che si danno nelle università: nondimeno il nome di primo premio è sempre gran cosa. — Finora, disse tra sè don Lorenzo, non posso io giudicarlo pazzo; tiriamo innanzi, e gli disse: — Parmi che abbia vossignoria studiato alle scuole; ora di quali scienze vi siete occupato particolarmente? — Di quella della errante cavalleria, rispose don Chisciotte, che è pregevole tanto quanto quella della poesia, e n’è anzi superiore di assai. — Questa scienza io non la conosco, replicò don Lorenzo, e adesso mi arriva nuova. — È una scienza, disse don Chisciotte, che in sè racchiude tutte o la più gran parte delle scienze del mondo; perchè quegli che voglia professarla ha da essere iuris-