erano di quelli lavorati alla moresca, e tenea le scarpe incerate. Si cinse di nuovo la sua spada, pendente da una striscia di pelle di lupo marino, poichè è opinione ch’egli avesse sofferto per qualch’anno l’infermità degli arnioni. Si pose un ferraiuolo di buon panno bigio; ma prima di tutto con cinque o sei secchie di acque (che nel numero delle secchie vi ha qualche diversità) si lavò la testa e la faccia, ma ad ogni modo restò l’acqua del colore del siero, mercè della ghiottornia di Sancio o della sfortunata ricotta che tanto avea imbiancato il suo padrone. Così rassettato con ingenuo garbo e bizzarria passò don Chisciotte in un’altra sala, dove dallo studente era atteso per trattenersi con lui finattantochè si allestisse la mensa. L’arrivo di tanto ospite impegnato aveva la padrona della casa a far conoscere che sapeva bene e distintamente accogliere i forestieri. Nel tempo che don Chisciotte stava disarmandosi, ebbe agio don