soprappose il naso da maschera al naturale suo naso per non esser conosciuto dal suo compare quando si vedessero, e con questo proposito tennero ambedue lo stesso cammino di don Chisciotte, e giunsero quasi a trovarsi nell’occasione dell’avventura della Carretta della Morte. Finalmente s’incontrarono nel bosco dove successe quanto il discreto lettore con sua maraviglia ha già letto. Se non fossero state le stravaganti fantasie di don Chisciotte, il quale si
persuase non essere baccelliere il baccelliere, il signor baccelliere si sarebbe posto nella impossibilità di diventare mai più licenziato, mentre mancò il nido dov’egli credeva di trovare gli uccelli. Tommaso Zeziale, che vide riuscir così male l’impresa, disse al baccelliere: — Per certo, signor Sansone Carrasco, che siamo stati pagati di buona moneta: costa poco lo immaginare e l’accingersi ad un cimento, ma il più delle volte accade che sul più bello tutto sfumi via. Don Chisciotte è pazzo, noi siamo savii; ma don Chisciotte è ora sano ed allegro, e vossignoria è tutto macinato e malconcio: vediamo adesso chi sia più pazzo, se quegli che non può non esserlo, o quello che si fa tale per elezione?„ Sansone rispose: — La differenza che corre fra queste due sorta di pazzi si è, che colui ch’è pazzo contro sua voglia lo sarà sempre mai, e colui che lo diventa per bizzarria lascerà di esserlo quando gli aggradirà. — Se così è, disse Tommaso Zeziale, io fui pazzo per elezione quando volli farmi scudiere di vossignoria; e perciò voglio adesso cessare di esserlo e tornarmene a casa mia. — Ciò a te sta bene, rispose Sansone, ma sarebbe lo stesso che voler asciu-