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126 | don chisciotte |
uomo di grandi forze; ma non per questo gli entrò in cuore lo spavento come a Sancio, chè anzi con garbato modo si fece a dire all’incognito cavaliere dagli specchi: — Se l’ardente desio di combattere non v’impedisce, signor cavaliere, di essere cortese, vi prego che alziate un poco la visiera, affinchè io possa vedere se le forme del vostro sembiante a quelle corrispondano della vostra persona. — Vinto, o vincitore che usciate di questa impresa, signor cavaliere, rispose quello dagli Specchi, vi resterà largo spazio di tempo per vedermi; ma se adesso mi rifiuto di soddisfarvi, egli è unicamente perchè sembrami di far torto notabile alla bella Casildea di Vandalia, gettando via il tempo che occorre per alzare la visiera prima di astringervi a confessare quanto voi sapete che da me si pretende. — Intanto che montiamo a cavallo, soggiunse don Chisciotte, potreste almeno dirmi se io sono quel don Chisciotte che pretendete di avere vinto. — A questo vi rispondiamo, disse quello dagli Specchi, che rassomigliate come uovo ad altr’uovo al cavaliere che io vinsi; ma avendomi voi assicurato ch’egli è perseguitato da incantatori, non oserei affermare che siate quello o nol siate. — Non m’occorre di più, replicò don Chisciotte, a persuadermi del vostro inganno; ma per cavarvene di tutto punto avanzino ora i nostri cavalli, chè in meno tempo che impieghereste in alzarvi la visiera, se mi assistano Dio, la mia signora e ’l mio braccio, io vedrò il vostro volto, e voi conoscerete in effetto se io non sono quel vinto don Chisciotte che supponete„. E senz’altre parole montarono a cavallo, e don Chisciotte voltò le redini a Ronzinante per prendere il largo che conveniva nel campo, e volgersi ad incontrare il sno avversario: e così fece quello dagli Specchi. Era appena scostato don Chisciotte venti passi, che si udì chiamare da quello dagli Specchi, ed incontrandosi ambedue, gli disse: — Rammentatevi, signor cavaliere, che il patto della nostra tenzone si è, come già vi ho detto, che il vinto debba restare a discrezione del vincitore. — Me ne rammento, rispose don Chisciotte; ben inteso per altro che ciò che verrà imposto e comandato al vinto abbia ad essere limitato al dovere e al decoro della cavalleria. — Questo s’intende„, rispose l’altro.
Si offerse in quel mentre alla vista di don Chisciotte lo straordinario naso dello scudiere, e non n’ebbe minore maraviglia di Sancio, tanto che lo tenne per qualche mostro o per uomo nuovo e di quelli che più non si usano al mondo. Sancio che vide muoversi il padrone per pigliare la carriera, non volle restarsene da solo a solo col nasuto, temendo che un solo colpo di quel gran naso avesse a terminare la quistione fra loro, e gittarlo in terra morto