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124 | don chisciotte |
ha essere colui che venga così in secco a menare le mani? — A questo, rispose quello dal Bosco, rimedierò io facilmente, ed eccovi il modo: prima di cominciar il combattimento io mi accosterò pian pianino a vossignoria, e vi darò tre o quattro schiaffi tali da fervi cadere ai miei piedi; voi vi sveglierete alla collera se anche foste addormentalo come un ghiro. — Ed io, rispose Sancio, a questo rimedio avrò un contrarimedio che non sarà da manco del vostro. Prenderò un buon bastone, e prima che vi riesca di firmi andare in collera, vi addormenterò a colpi di bastonate, in modo che non vi sveglierete se non al mondo di là, dov’è noto abbastanza ch’io non mi lascio pestare il muso da chicchessia. Eh badi ognuno a quello che fa, ed io consiglierei che lasciassimo dall’una e dall’altra parte dormire le nostre collere, chè uno non sa l’animo di un altro, e qualche volta accade che chi va per lana torna in vece tosato, e Dio benedice la pace, e ha in odio la contesa; e se un gatto imbestialito è chiuso, diventa un leone; ed io che sono un uomo, Dio sa in che cosa potrei cambiarmi: in fine protesto a vossignoria, signor scudiere, che starà a vostro carico tutto il male e tutto il danno che fosse per risultare da tal contrasto. — Ho inteso, replicò quello dal Bosco, e vedremo dimani come andrà a finire questa faccenda„.
In questo mentre già cominciavano a garrire sugli arbori mille sorte di vaghi augelletti, e nei lieti e varii loro canti pareva che si congratulassero e salutassero la fresca aurora che per le porte e pei balconi dell’oriente veniva scoprendo la vaghezza del suo sembiante, e scuotendo dai capelli una pioggia di perle, nel cui soave liquore l’erbe inumidite sembrava che germogliassero, e facessero nascere altrettante perlette bianche e minute. I salci stillavano la saporosa manna, rideano le fonti, mormoravano i ruscelli, si rallegravano le selve, e per la sua venuta si smaltavano i prati. Ma appena il chiarore della mattina permise di potere vedere e distinguere le cose, il primo oggetto che si presentò agli occhi di Sancio Panza fu il naso dello scudiere dal Bosco, il quale era sì grande che facea ombra a quasi tutta la persona. Dicono che veramente fosse di strabocchevole misura, curvo nel mezzo, pieno tutto di porri, di colore mezzo pavonazzo come quello dei marignani, e che arrivava due dita sotto la bocca. La grandezza, il colore, i porri, l’incurvamento gli rendeano sì deforme il viso, che Sancio veggendolo incominciò a battere le mani e a dimenare i piedi come fanciullo che farnetica, proponendo in cuor suo di lasciarsi dare dugento schiaffi piuttosto che incollerirsi e venire alle prese con quella fantasima. Anche don Chisciotte guardò il suo competitore, e vide ch’erasi posta già la