per avvertirvi che mentre saranno alle prese i nostri padroni, noi per egual modo abbiamo ad azzuffarci insieme, e a darci in testa se ci riesce. — Questo costume, signor scudiere, rispose Sancio, potrà correre nei vostri paesi, ed aver luogo con gli smargiassi e gli sgherri, ma non è applicabile neppure per ombra agli scudieri dei cavalieri erranti: almanco io non ho mai sentito dal mio padrone a far parola di tali usanze, eppure egli sa a mente e di punto in punto tutte le regole della errante cavalleria. E poi sia pure verità e legge espressa che abbiano a menare le mani fra loro gli scudieri intanto che i padroni combattono, io non mi ci adatterò sicuramente, e piuttosto pagherò la pena inflitta agli scudieri pacifici, la quale non dovrebbe oltrepassare le due libbre di cera1, ed anche la pagherò volentieri, perchè importerà assai meno delle fila che potrei consumare in medicarmi la testa, che già mi pare di vedere partita in due; e c’è anche una ragione di più che mi rende impossibile il combattere, ed è quella che io non porto spada, nè l’ho portata in vita mia. — A questo si rimedia assai facilmente, disse quello dal Bosco: io tengo con me due sacchetti di grossa tela della stessa misura: voi piglierete l’uno ed io l’altro, e combatteremo a sacchettate con arme eguali. — Oh s’ella è a questo modo, sia in buon’ora, rispose Sancio, perchè in vece di ferire serviranno a sbatterci la polvere di dosso. — Non deve essere a tal modo, replicò l’altro, poichè dentro ai sacchetti, per impedire che vadano sventolando, si deve mettere mezza dozzina di pietre lisce e pelate, che tanto pesi l’una quanto l’altra, e in questa maniera ci potremo sacchettare senza farci gran male. — Corpo di mio padre! sclamò allora Sancio, e volete voi riempirli di quelle lisce cipolle, di quei bioccoli di bambagia scardassata che possono fracassarci la testa e macinarci tutte quante le ossa? Sappiate, amico e compagno mio, che quand’anche fossero i sacchetti pieni di bozzoli di seta io non intendo nè voglio menar le mani; combattano pure i nostri padroni, e male si abbiano, ma noi badiamo a bere ed a vivere allegramente, e lasciamo al tempo la briga di farci terminare la vita quando sarà matura senza cercare di abbreviarla con questi loro falsi gusti e appetiti. — Non posso essere del vostro avviso, replicò quello dal Bosco, e bisogna combattere almeno per una mezz’ora. — E io dico di no, rispose Sancio, chè non voglio esser ingrato e discortese a chi mi ha dato da mangiare e da bere senza che vi sia stato fra noi il più piccolo segno di collera e di amarezza. Chi diamine
- ↑ Era questa l’ammenda ordinaria imposta ai membri di una confraternita che non intervenivano alle unioni.