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capitolo xiv 121

vagando, a confessare che in bellezza ella è la sola e la prima sopra quante altre vivono oggidì, e che io sono il più valoroso ed il meglio innamorato cavaliere dell’orbe. Per adempire a questo nuovo comando ho già percorsa la maggior parte della Spagna, e ho trionfato di molti e molti cavalieri che hanno avuto ardire di contraddirmi. Quello poi di cui più mi pregio e vanto, e che rende immortali le mie palme, si è l’aver avuto vittoria in singolare tenzone di quel sì famoso cavaliere don Chisciotte della Mancia, e costrettolo a confessare che la mia Casildea è più bella della sua Dulcinea; e con questa sola vittoria fo conto di aver vinto tutti i cavalieri del mondo, poichè quel don Chisciotte di cui ragiono, aveva superati gli altri, ed essendo stato da me debellato, la sua gloria, la sua fama, il suo onore si sono trasferiti nella persona mia. Tanto è maggiore il trionfo di un vincitore quanto più il vinto è tenuto in celebrità, ond’è che vanno ormai per mio conto, e sono mie tutte le sue innumerabili imprese„.

Rimase stupefatto don Chisciotte udendo le parole del cavaliere dal Bosco, e stava per dargli una mentita, e già la teneva sulla punta della lingua, ma si astenne il meglio che potè per fargli confessare di propria bocca le sue bugie: in fine così gli disse con molta gravità. — Niente oppongo alle vittorie testè vantate da vossignoria, signor cavaliere, sopra la maggior parte dei cavalieri erranti di Spagna, ed anche del mondo intero; ma dubito assai che abbiate vinto don Chisciotte della Mancia: ma forse così avete creduto ingannandovi una qualche grande somiglianza, benchè pochi sieno che si rassembrino a lui. — Come no? replicò quello dal Bosco: per lo cielo che ci sta sopra che io ho combattuto con don Chisciotte, e l’ho vinto e sconfitto. È un uomo alto di corporatura, secco di viso, snello, di membra robuste, canuticcio, di naso aquilino e alquanto piegato, con basette nere, grandi e cadenti; campeggia sotto il nome di cavaliere dalla Trista Figura, conduce per suo scudiere un contadino chiamato Sancio Panza, opprime i lombi e regge il freno di un famoso cavallo chiamato Ronzinante, ed in fine ha per signora della sua volontà una tale Dulcinea del Toboso, chiamata un tempo Aldonsa Lorenzo, come la mia, che per chiamarsi Casilda ed essere nativa di Andalusia, la nomino adesso Casildea di Vandalia. Se tutti questi contrassegni non bastano per avvalorare la verità, ho qui al mio fianco una spada che saprà dare piena fede alla incredulità stessa. — Tranquillizzatevi, signor cavaliere, disse don Chisciotte, e ascoltate quello che voglio dirvi. Dovete sapere che quel don Chisciotte, di cui ragionate, è il maggior amico che io abbia al mondo, e tale che asserire potrei francamente