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CAPITOLO XIV.


Seguita l’avventura del cavaliere dal Bosco.


PP

rosegue l’istoria narrando che dopo molti altri ragionamenti, il cavaliere dal Bosco, disse a don Chisciotte: — Finalmente, signor cavaliere, bramo che voi sappiate che il mio destino, o a meglio dir la mia elezione, mi trasse ad innamorarmi della senza pari Casildea di Vandalia1; senza pari la chiamo perchè non ha chi la agguagli sì nella perfetta grazia come nella bellezza. Questa Casildea, di cui vi ragiono, compensò i miei retti pensieri e le oneste mie brame obbligandomi, come fece la matrigna di Ercole, in molti e diversi cimenti; promettendomi sempre, al superarne di uno, che al fine dell’altro avrei ottenuto quello a cui tendevano le mie mire. Per tal modo si sono andate succedendo le mie imprese a segno di diventare innumerabili, nè io so ancora quale sarà l’ultima che darà principio al compimento delle mie brame. Mi comandò una volta che andassi a sfidare a tenzone quella famosa gigantessa di Siviglia, chiamata la Giralda2, il cui valore

  1. L’antica Betica occupata dal Vandali fu denominata Vandalia o Vandalusia, e dagli Arabi, secondo la loro pronunzia, Andalusia.
  2. Giralda è una grande statua di bronzo rappresentante la Fede o la Vittoria, che sulla torre della cattedrale di Siviglia girando indica il variarsi dei venti.