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capitolo xiii 117

ch’era di un coniglio tanto grande che Sancio al vederlo credette che fosse qualche capretto o becco. Quando Sancio si vide dinanzi questa provvigione, disse: — E queste cose porta con sè vossignoria? — E che? si credeva, rispose l’altro, ch’io fossi qualche scudiere fallito? Io porto sulle groppe del mio cavallo una provvigione più grande di quella che trae seco un generale quando va alla guerra„. Mangiò Sancio senza farsi pregare, e mandò giù bocconi al buio grossi come nodi di pastoie. Disse poi: — Oh vossignoria sì ch’è scudiere fedele e legale, andante e restante, magnifico e grande come lo fa vedere il presente banchetto, che se non è comparso qua per arte d’incanto, almeno lo pare; e non è come son io, poveretto e disgraziato che non porto nelle mie bisacce se non un po’ di formaggio tanto duro, che si potrebbe con un tocco accoppare un gigante; e gli fanno compagnia quattro dozzine di carrube e altrettante di nocciuole, e tutto questo in forza della povertà del mio padrone, e dell’essersi egli cacciato in testa che l’ordine a cui appartiene (quello cioè della errante cavalleria) non abbia da mantenersi e sostentarsi se non con frutte secche e con erbe della campagna. — Per fede mia, fratello, replicò l’altro, ch’io non ho lo stomaco fatto per bagattelle o per pere salvatiche, o per le radichie dei monti. Restino colle loro opinioni e colle loro leggi cavalleresche i nostri padroni, e mangino come loro piace, che io intanto porto con me della carne fredda, e questa borraccia attaccata all’arcione della sella per tutto quello che potesse occorrere, e sono a lei sì devoto e amoroso che pochi intervalli trascorrono senza ch’io le dia mille baci e mille abbracci„. E nel dir questo pose la borraccia in mano a Sancio, il quale, alzandola bene all’aria, la portò alla bocca, e se ne stette guardando per un quarto d’ora le stelle. Terminato ch’ebbe di tracannare, lasciò cadere la testa da un lato, e mandando un gran sospiro disse: — O signore, mi dica per quanto ha di più caro, questo vino è egli di città reale? — Oh il bevitore sapiente! sclamò quello dal Bosco: in verità ch’è appunto tale, ed ha molti anni di anzianità. — E quale maraviglia è la vostra? disse Sancio: non saprò io dunque conoscere che vino sia? E non vi pare, signor scudiere, che io sia uomo da sapere distinguere i vini anche col solo annasarli? Ve ne saprei dire la patria, la stirpe, il sapore, la durata, e la volta che hanno da dare con tutte le circostanze annesse e connesse: nè c’è punto da stupirsi mentre io vanto dal lato di mio padre i due più solenni bevitori che da molti anni io qua contasse la Mancia; ed in prova di questo sentite un curioso caso ch’è loro accaduto. Fu dato da assaggiare ad amendue del vino di una botte per avere il loro parere snlla qualità e bontà, o difetti