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capitolo ix. | 75 |
erranti, di quelli, come dice la gente, che van cercando avventure. E in fatti ciascuno di essi teneva presso di sè uno o due savj a ciò deputati, i quali non pure scrivevano le loro geste ma ne mettevano in luce altresì i più minuti pensieri e le più recondite bagattelle; nè dovea il nostro cavaliere essere tanto disgraziato che gli mancasse quello di cui poterono vantarsi un Platir, e tanti altri simili a lui1. Io non poteva dunque indurmi a credere che sì bella storia fosse rimasta tronca e storpiata, e ne incolpavo il tempo consumatore e divoratore di ogni cosa, immaginandomi che la tenesse occulta o l’avesse consunta. In oltre per essersi trovate fra i suoi libri molte opere di autori moderni, come il Disinganno di gelosia, e le Ninfe e i Pastori di Henàres, sembravami che dovesse anche la storia sua propria esser recente; e che perciò se non era stata scritta potrebbe raccogliersi almeno dalla memoria delle persone del suo villaggio e dei paesi circonvicini.
Questo pensiero mi scaldava la fantasia, e facevami sempre più
- ↑ Così il savio Alchife scrisse la Cronaca d’Amadigi di Grecia, il savio Fristone la Storia di don Belianigi; e i due savii Artemidoro e Lirgandeo quella del Cavaliere di Febo; il savio Galtenore quella di Platir ec.