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capitolo vi. | 51 |
trebbe perdonare la sua ignoranza; ma suol dirsi che talvolta il diavolo s’asconde dietro la croce; perciò vada alle fiamme„. Prese il barbiere un altro libro e disse: — Questo è lo Specchio della Cavalleria1. — Ah! lo conosco molto bene, rispose il curato; ecco qua il signor Rinaldo di Montalbano cogli amici e compagni suoi più ladri di Caco, e i dodici paladini col loro storico veritiero Turpino! In verita che sarei per condannarli soltanto ad eterno bando, non per altro se non perchè hanno avuto gran parte nella invenzione del celebre Matteo Bojardo, d’onde ha poi ordita la sua tela il cristiano poeta Lodovico Ariosto; al quale, se qui si trovasse, e parlasse un idioma diverso dal suo proprio, non porterei rispetto, ma se fosse nel suo linguaggio originale, me lo riporrei sopra la testa2. — Io lo tengo in italiano, disse il barbiere, ma non l’intendo. — Non è neppur bene che da voi sia inteso, rispose il curato; e perdoniamo per ora a quel signor capitano che lo ha tradotto in lingua castigliana, togliendogli gran parte del nativo suo pregio: ma così averrà a tutti coloro che s’impegnano a tradurre libri poetici, mentre, per quanto studio vi pongano, per quanta attitudine vi abbiano, non potranno mai darceli tali quali essi nacquero. Giudico pertanto che questo, e gli altri libri tutti che troveremo, e che trattino di simili cose di Francia, si raccolgano e si pongano in deposito entro un pozzo senz’acqua finchè sia deciso ponderatamente quale dovra essere il loro destino. Questo non vale per Bernardo del Carpio3 che qui si tro-
- ↑ Quest’opera è divisa in quattro parti. La prima composta da Diego Ordonnez de Calchora fu pubblicata nel 1562 e dedicata a Martino Cortez figliuolo di Ferdinando. La seconda scritta da Pedro de la Scierra fu stampata a Saragozza nel 1580. Le ultime due composte da Marcos Martinez videro pure la luce in Saragozza l’anno 1603.
- ↑ Tutti sanno che il Bojardo compose l’Orlando innamorato, e l’Ariosto l’Orlando Furioso valendosi molto dei romanzi spagnuoli. Il traduttore dell’Ariosto a cui allude subito dopo l’autore, è il capitano don Geronimo Ximenes de Urrea, di cui don Diego de Mendoza già disse: «E don Geronimo de Urrea non ottenne forse fama di nobile scrittore e, ciò che più importa, molto denaro, traducendo l’Orlando Furioso, cioè mettendo cavalleros in luogo di cavalieri, armas in luogo di arme, amores in luogo, di amori? di questo modo io scriverci più libri che non ne fece Matusalem».
- ↑ Questo poema scritto in ottave è di Agostino Alonzo di Salamanca. Toledo 1585. Non si confonda con quello del vescovo Balbuena venuto in luce dopo la morte del Cervantes. Il Roncisvalle è di Francesco Garrido de Villena. Toledo 1585.
l’altra in greco dal re Artidoro. Ne abbiamo una traduzione italiana di Pietro Lacero modenese. Venezia 1606.