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capitolo lii. 581


Colpa di Ronzinante. Oh dura stella,
  Che di Mancia la dama, e quest’invito
  Pro’ cavalier n’hai tolto in sì verd’anni!

Ella cessò, morendo, d’esser bella,
  Ed ei d’Amor, come ne’ marmi è scritto,
  Male scansar poteo l’ire e gl’inganni.



DEL CAPRICCIO, DICRETISSIMO ACCADEMICO DELL'ARGAMASSIGLIA

IN LODE DI RONZINANTE

CAVALLO DI DON CHISCIOTTE DELLA MANCIA.


SONETTO.


Sovra il superbo trono adamantino,
  Che con piede di sangue calca Marte
  Della Mancia l’eroe l’insegne ha sparte
  Del tuo vessil con sforzo peregrino.

Quivi l’usbergo appende e il brando fino,
  Con cui fere, sconquassa, frange, parte:
  Nuove prodezze: ond’è, che d’uopo ha l’arte
  Di nuovo stile a ornar tal paladino.

Se del grande Amadigi è Gaula altera,
  Per la cui forte stirpe in pugne cento
  Trionfò Grecia e alzò sì chiaro il grido,
 
Oggi nel tempio, ove Bellona impera,
  Chisciotte ha un serto, e va per lui contento,
  Più che la Grecia o Gaula, il suo bel nido.
 
Di lui qual gente tacerà, qual lido?
  Fin Ronzinante suo fu sì gagliardo,
  Che Brigliadoro superò e Baiardo.


DEL BURLATORE, ACCADEMICO ARGAMASSIGLIERE

A SANCIO PANZA.


SONETTO.


Sancio Panza è costui (strano portento!)
  Grande in valor, picciol di corpo e corto,
  Il più ingenuo scudiero, e il meno accorto,
  Che avesse il mondo: il giuro e non men pento.