cose degne del suo valore e del suo singolare intelletto. Non poteva poi saperne il fine, nè gli sarebbe mai più venuto a notizia se la buona sorte non gli avesse fatto conoscere un vecchio medico che possedeva una cassetta di piombo; trovata, a quanto diss’egli, tra le rovine di un antico eremitaggio che si andava restaurando. Erano in questa cassetta alcune pergamene scritte con lettere gotiche in versi castigliani, le quali contenevano molte prodezze di don Chisciotte, e davan notizia della bellezza di Dulcinea del Toboso, della figura di Ronzinante, della fedeltà di Sancio Panza e della sepoltura del medesimo don Chisciotte, con diversi epitaffi ed elogi della sua vita e costumi. Quelli che si sono potuti leggere e mettere in netto furono gli appiedi registrati dal fide-degno compilatore di sì nuova e inaudita istoria. Ora l’autore altro non dimanda ai suoi lettori, in premio dell’immenso lavoro che gli costò l’investigazione e l’esame in tutti gli archivii manceghi, se non che quanto egli manda alla luce ottenga lo stesso credito che sogliono concedere le discrete persone ai libri di cavalleria, i quali vanno pel mondo con tanto alla riputazione. Egli si terrà, ciò concesso, per soddisfatto e contento, e prenderà coraggio nel far sbucar fuori altri documenti, se non tanto veridici, almeno di altrettanto merito nella invenzione e di gratissimo passatempo.1
↑Il Cervantes non pensava allora a pubblicar la seconda parte del don Chisciotte.