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capitolo lii. | 577 |
avventure, tu ben presto mi vedrai conte o governatore di un’isola, e non già di quelle da pochi soldi, ma delle migliori che si possano trovare in Terraferma.
— Lo voglia pure la provvidenza, disse la moglie, chè ne abbiamo estremo bisogno; ma informami che cosa vogliono dire queste isole ch’io non m’intendo.
— Il mele non è fatto per la bocca dell’asino, rispose Sancio, ma tu lo vedrai a suo tempo, e resterai maravigliata a sentirti dare della signoria per la testa di tutti i tuoi vassalli.
— Ch’è ciò che tu di’ dunque, Sancio mio, di signorie, d’isole, di vassalli? replicò Giovanna Panza; chè quest’era il cognome della moglie di Sancio, non perchè gli fosse parente, ma perchè usano nella Mancia le mogli portare il cognome dei loro mariti.1
— Non t’affannare, Giovanna cara, a voler conoscere tante cose in un fiato; e ti basti sapere che ti dico la verita, e cùciti la bocca. Così alla sfuggita ti dirò al più, cbe non vi è al mondo maggiore diletto dell’essere un onorato scudiere di un cavaliere errante che vada cercando avventure; è vero che la maggior parte di queste non riescono come si vorrebbe; perchè, di cento le novantanove vanno a finire a rovescio, ed io lo so per mia particolare sperienza, essendo stato una volta per causa delle venture sbalzato per aria con una coperta, ed altra volta molto ben bastonato: nulladimeno è una bella cosa aspettar le buone fortune, attraversare montagne, penetrare nelle foreste, calpestare i precipizii, visitare castelli, alloggiare in osterie senza pagare un solo maravedis„.
Passavano questi discorsi tra Sancio Panza e Giovanna sua moglie nel tempo che la serva e la nipote accolsero don Chisciotte. Lo spogliarono, e fecero che si coricasse nell’antico suo letto. Le guardava egli cogli occhi spaventati, nè giugneva mai a concepire dove allora si trovasse. Il curato pregò la nipote di attender quanto potesse a compiacere lo zio e di rendersegli accetta, e che stesse bene all’erta che un’altra volta non iscappasse, narrando per disteso quanto era costato il ricondurlo a casa sua. Fu a questo punto che le donne alzarono di nuovo le grida al cielo, e rinnovarono le maledizioni contro i libri di cavalleria, pregando di cuore Iddio che piombare facesse nel centro dell’abisso gli autori di tante menzogne e di tanti spropositi. Finalmente restarono confuse e con gran
- ↑ Nel restante della Spagna conservano la parentela della propria famiglia. L’autore poi diede più nomi alla moglie di Sancio, cioè Maria Gusierrez, Giovanna Panza, Teresa Lascajo e Teresa Panza.