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capitolo lii. | 575 |
sgherri quanto era loro dovuto: ed il canonico pregò il curato che lo tenesse avvertito se don Chisciotte fosse per guarire dalle sue pazzie o vi persistesse, e con questo si licenziò per proseguire il suo viaggio. In fine si separarono tutti e andarono ai loro luoghi, restando soli il curato, il barbiere, don Chisciotte, Sancio Panza e il buon Ronzinante, che tutto sofferiva colla tolleranza del suo padrone. Il carradore attaccò i buoi, e adagiò don Chisciotte sopra un fascio di fieno, e coll’usata lentezza continuò il cammino che indicava il curato, ed a capo di sei giorni pervennero al villaggio di don Chisciotte dove entrarono di bel mezzogiorno.
Era una domenica ed in quell’ora trovavasi piena di gente la piazza per mezzo alla quale lentamente passò il carro. Traevano tutti a vedere che cosa vi fosse in così stravagante arnese, e restarono maravigliati nello scorgervi il loro compatriotta. Un ragazzo corse frettoloso a informare la serva e la nipote, che il loro zio e padrone se ne tornava magro, macilente, giallo e disteso sopra un mucchio di fieno in un carro tirato dai buoi. Fu cosa molto degna di compassione l’udire le grida che alzarono quelle due buone donne, e le maledizioni che scagliarono contro quei detestabili libri di cavalleria, mentre per gran dolore si percuotevano la faccia: e tutto questo si rinnovò al rientrar che fece in casa sua don Chisciotte. Alla novella diffusasi di questo ritorno accorse an-