Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
574 | don chisciotte. |
essere gastigati dalle loro furfanterie! ah generoso più di tutti gli Alessandri, che per soli otto mesi di servitù mi avevi donata l’isola più grande che si trovi bagnata e circondata dal mare! ah umile coi superbi e arrogante cogli umili, affrontatore di pericoli, sopportatore di affronti, innamorato senza avere chi amassi, imitatore dei buoni, flagello dei tristi, nemico dei gaglioffi! ah in fine, cavaliere errante, ch’è tutto quello che si può umanamente dire!....„ A questi gemiti di Sancio don Chisciotte si riscosse un poco e la prima parola che gli uscì di bocca fu questa: — Quegli che da voi vive assente, dolcissima Dulcinea, si trova soggetto a miserie anche maggiori di queste. Aiutami, amico Sancio, a mettermi sopra il carro incantato, chè non mi trovo più in grado di stringermi sulla sella di Ronzinante, poichè ho questa spalla tutta sconquassata. — Lo farò volentieri, signor mio, rispose Sancio, e torneremo al nostro paese in compagnia di questi signori, i quali vogliono il vostro bene: giunti a casa disporremo in buona regola ogni cosa per poi uscire un’altra volta in campagna, e tenteremo nuove imprese che ci apportino maggior profitto con più credito e più fama. — Saviamente parli, rispose don Chisciotte; e sarà prudente cosa attendere che cessi il maligno influsso di stelle che ora predomina„.
Il canonico ed il curato fecero eco alle sue risoluzioni, ed essendosi eglino pigliato grande spasso delle semplicità di Sancio, posero don Chisciotte nel carro come prima era venuto. La processione tornò a riordinarsi, e seguitò il suo viaggio; il capraio tolse licenza da tutti; la sbirraglia non volle andar più oltre; il curato pagò agli