ed il barbiere del nostro paese, e mi figuro che abbiano divisato di condurla a questo modo per la invidia che provano della gran nominanza a cui pervenne la signoria vostra colle sue prodezze. Per ciò poi, signor padrone, voi non siete incantato, ma ingannato e imbalordito: e per prova di questo io fo adesso alla signoria vostra una domanda, e s’ella mi risponde, come tengo per fermo che debba rispondermi, toccherà con mano che questo è tutto un inganno. — Interroga, Sancio mio garbatissimo, come meglio ti piace, disse don Chisciotte, chè io ti risponderò appuntino: ma quanto alla tua opinione che siano il curato ed il barbiere nostri patrioti quelli che ci accompagnano, benchè così ti possa parere, non ti dare però a credere a verun patto che così sia realmente: e quello che hai da sapere e da intendere è solo che se ad essi rassomigliano, come tu asserisci, ciò proviene perchè riesce agevole agli incantatori il prendere le forme che più loro tornano a genio: e preso avranno quelle dei nostri amici per avvilupparti in un labirinto di fantasie dalle quali non ti potresti mai trarre quand’anche tu possedessi il filo di Teseo. L’avranno in oltre anche fatto perchè si confonda la mente mia, nè sappia trovare l’origine di questa mia fatalità; perchè se mi dici da un canto che sono accompagnato dal curato e dal barbiere del nostro paese, mi trovo dall’altro inserrato in una gabbia, eppure io so benissimo che forze umane (a meno che non fossero soprannaturali), non sarebbero state giammai sufficienti per ingabbiarmi. E che vuoi tu mai ch’io dica o pensi, se non che il modo del mio incantesimo vince quant’altri ne lessi mai in tutte le storie che trattano dei cavalieri erranti? Ora tu ben puoi darti pace e levarti dal capo che sieno quello che dici, perchè tanto lo sono essi quanto io sono turco. Se fuori di questo altra cosa ti resta da dimandarmi, fammi pure le tue interrogazioni, chè io seguiterò a risponderti anche sino a dimani. — Madonna m’aiuti! sclamò Sancio; e fu sull’orlo di aggiungervi una bestemmia: è egli possibile che la signoria vostra sia di cervello sì duro e sì mancante di midollo che non conosca ad evidenza che io non dico se non la pura verità, e che la malizia e non l’incanto è la principale cagione di questa sua presente disgrazia? Ma poichè ella è pure così, io voglio accingermi a provarle evidentemente ch’ella non è incantato altrimenti; e se non mi crede, il Signore sia quello che uscire la faccia di questo malanno e la conduca anche in braccio della mia padrona Dulcinea quando men se lo pensa. — Finisci di scongiurarmi, disse don Chisciotte, e chiedimi ciò che brami, chè io, ripeto, ti risponderò per filo e per segno. — Questo è quello che voglio, replicò San-