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capitolo xliv. 501

questo scioccone chiama bacino. — Deh, padron mio, rispose Sancio, cerchiamo una prova a nostro favore diversa da questa che mette in campo la signoria vostra, giacchè tanto il bacino è l’elmo di Mambrino, come è sella da cavaliere la costui bardella. — Eseguisci il mio comando, replicò don Chisciotte, che quanto avviene in questo castello non ha poi tutto a procedere per via d’incantamenti„. Andò Sancio a prendere il bacino, e lo recò al padrone, il quale tosto come lo vide, lo prese in mano e disse: — Considerino le signorie vostre con qual fronte questo scioccone può dire che bacino sia questo, e non l’elmo da me annunziatovi. Giuro per l’ordine della cavalleria che professo che questo è l’elmo stesso che io ho conquistato, nè vi ho fatto sin’ora la minima mutazione. — Di ciò non v’ha dubbio, disse Sancio, perchè dal punto in cui il mio padrone lo prese non lo usò che in una sola battaglia, e fu quando ridonò la libertà ai malfattori incatenati. E certo se non fosse stato per questo bacinelmo egli non l’avrebbe allora passata bene; tali e tante furono le pietre che gli piovvero addosso in quel combattimento„.