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capitolo xliii. 489

ad apparire il sole che arrivarono all’osteria quattro uomini a cavallo molto ben vestiti portando i loro archibusi sopra gli arcioni. Picchiarono forte alla porta, che stava tuttavia chiusa, e don Chisciotte, il quale immaginavasi di far tuttavia la sentinella, sentendoli, con alta ed arrogante voce disse loro: — Cavalieri, o scudieri, o chiunque voi state, picchiar non dovete alla porta di questo castello, e dovete pur sapere che a quest’ora quelli che vi si rinchiudono, stanno dormendo o non usano di aprire la fortezza se prima il sole non è tutto alzato; allontanatevi dunque ed attendete che il giorno s’innoltri, chè conosceremo allora se sia giusto o no che vi sia aperto. — Che diamine di fortezza, disse uno di loro, o di castello è mai codesto da obbligarci a queste cerimonie? Se siete l’oste ordinate che ci aprano, che noi siamo passeggieri e non vogliamo se non dare la biada alle nostre cavalcature, e passare avanti perchè abbiamo gran fretta. — Sembra a voi, o cavalieri, disse don Chisciotte, chè io abbia ciera da oste? — Non so di che v’abbiate ciera, rispose un altro; dico bene che vi scappano di bocca spropositi bestiali chiamando castello quest’osteria. — È un castello, soggiunse don Chisciotte, e dei migliori di questa provincia, e rinserra persone che hanno tenuto scettro in mano e corona in testa. — Direbbesi meglio al rovescio, disse un passeggiero; lo scettro in testa e in mano la corona; e sarà probabile che qua dentro si trovi qualche compagnia di commedianti, i quali sogliono avere scettri e corone senza fine. In questa piccola e romita osteria io non crederò mai che possano aver albergo persone degne di scettro o di corona. — Poco v’intendete, disse don Chisciotte, delle cose del mondo, e vedesi bene che ignorate gli avvenimenti proprii della errante cavalleria„. Cominciavano gli altri ad inquietarsi di quel colloquio con don Chisciotte, e quindi tornarono a picchiare con tanta furia che si svegliò l’oste, e con esso tutti gli altri che stavano dormendo, curiosi di sapere chi battesse con sì poca creanza. Avvenne in questo che saltò il grillo ad una delle cavalcature dei quattro passeggieri di andare a fiutar Ronzinante, il quale malinconioso e tristo colle orecchie basse sosteneva senza muoversi il suo stirato signore; e come quello che in sostanza era di carne, tuttochè sembrasse fatto di legno, non potè a meno di non iscuotersi, nè lasciar di fiutare egli pure chi gli faceva carezze. Mossosi alquanto il cavallo, si mossero in conseguenza gli appaiati piedi di don Chisciotte, sotto ai quali mancata essendo la sella avrebbe dovuto precipitar se non fosse stato col braccio legato. Ciò gli causò sì acuto spasimo, che già ne faceva spacciata la mano, e rimase tanto vicino a terra, che già la toccava colle punte


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