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capitolo xliii. 483

osteria lontana di qui una giornata, io lo vidi alla porta vestito da vetturino sì naturalmente, che sarebbe stato impossibile il ravvisarlo se non lo avessi avuto troppo bene scolpito al vivo nel cuore. Lo riconobbi, e ne provai ammirazione e contento; ed egli mi osservò di nascosto dal genitore, a’ cui sguardi sempre a gran cura s’invola quando passa dinanzi a me nelle strade o nelle osterie dove arriviamo. Io conosco molto bene la sua nobile condizione, e considerando che l’amore che mi porta, lo induce a viaggiare a piedi e con tanto suo disagio, ciò è cagione ch’io mi muoia di ambascia, e porti sempre gli occhi dove restano le orme de’ piedi suoi. Non so veramente con quale intenzione mi tenga dietro, nè come abbia potuto sottrarsi dalla casa del suo genitore che lo ama eccessivamente per non avere alcun altro erede, e perch’egli è degnissimo di essere amato, come vossignoria si persuaderà bene, vedendolo. Mi è noto che tutto quello ch’egli canta, è parto del suo proprio ingegno, avendo inteso dire ch’è un bravissimo studente