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Quando il cantore arrivò a questo passo, parve a Dorotea che fosse mal fatto che Chiara ancora non godesse di sì bella voce, e perciò scuotendola la chiamò, dicendo: — Perdonami, o giovinetta, se ti risveglio, ma desidero che tu pure gusti di una voce tanto soave, quale non avrai forse più udita„. Chiara svegliossi, ma sonnacchiosa ancora non intese ciò che Dorotea le dicesse, e tornando a domandarglielo ella ripetè il già detto. Chiara cominciò allora a starsene attenta; ma non ebbe appena uditi due versi, che la colse un tremito sì grande come se la quartana l’avesse assalita, anzi abbracciando strettamente Dorotea, le disse: — Deh! mia buona ed amorosa signora, perchè mai mi avete svegliata? Il maggior bene che la fortuna potesse farmi per ora si era di tenermi chiusi gli occhi e l’udito per non veder nè sentire questo sventurato cantore! — Che dici tu, mia buona fanciulla? replicò Dorotea; bada bene che colui che canta è un condottiero di mule. — Egli è un siguore che ha vassalli, rispose Chiara, e sì padrone di quest’a-