s’indugiasse l’andare a letto, e fu egli l’unico che si adagiò meglio di ogni altro coricandosi sopra i fornimenti del suo asino, che tanto gli costarono come si dirà più avanti. Ritiratesi dunque le signore nella loro stanza, ed accomodatisi gli altri alla meglio, don Chisciotte uscì dell’osteria a far sentinella al castello siccome avea promesso. Avvenne poi che già essendo vicina a comparire l’alba, giunse all’orecchio delle donne una voce sì intonata e sì armoniosa che le obbligò tutte a prestarle attenzione, e Dorotea specialmente ch’era svegliata e presso cui stavasene donna Chiara di Viedma, la figlia del giudice. Nessano potea indovinare chi fosse la persona che cantava sì bene, ed era una voce sola senz’accompagnamento di stromento alcuno. Sembrava talora che cantasse nel cortile, altra volta nella stalla. In tale incertezza venne Cardenio alla porta della camera, e disse: — Chi non dorme ascolti chè sentirà la voce di un vetturino, il quale canta in modo che fa stupire. — Noi la udiamo già, o signore,„ rispose Dorotea. Con questo, Cardenio partì, e stando Dorotea ad ascoltare intese che la canzone era questa: