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474 | don chisciotte |
Quanto si narrava dal curato era tutto inteso dal capitano, che stava poco da loro discosto, e notava i movimenti tutti di suo fratello; il quale vedendo già che il curato era giunto al termine del suo racconto, dopo un sospiro esclamò: “Ah signore, voi non sapete di qual importanza sono per me le cose che raccontaste; esse mi costringono a spargere quelle lagrime che contro ogni mia voglia mi vedete cadere dagli occhi! Quel capitano sì valoroso da voi menzionato debb’esser stato il mio fratello maggiore, il quale come più gagliardo, e di pensieri più elevati di me e di un altro mio fratello minore, scelse l’onorato e degno esercizio delle armi, che fu una delle tre strade proposteci da nostro padre, come appunto vi disse il vostro camerata nella verace sua storia. Io ho seguitato il cammino delle lettere per mezzo delle quali, col favore del cielo, e mercè la mia diligenza, sono salito al grado in cui mi vedete. Mio fratello minore trovasi al Perù tanto ricco che ha non pure pagata la parte toccatagli, ma di più ha somministrato a mio padre con che soddisfare la naturale sua liberalità; ed io pure soccorso da lui mi trovai nel caso di sostenermi con decoro e con fasto, e di farmi onore cogli studi fino a giungere al posto ora da me occupato. Vive tuttavia mio padre, non d’altro desideroso