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capitolo xli. 465

che stava di guardia alla costa potea venire sul fatto a riconoscere ciò che fosse, ci accordammo che il rinnegato si togliesse gli abiti da turco, e vestisse una giubba o casacca da schiavo, che gli fu somministrata da uno dei nostri restando questi in camicia. In tal modo raccomandandoci a Dio, ci drizzammo per la strada additata dal pastore, temendo ad ogni momento di vederci sorpresi dalla cavalleria. Nè fu vano il timore, perchè non passarono due ore che usciti noi da quei luoghi scoscesi e pieni di cespugli, e giunti in una pianura scoprimmo da cinquanta soldati che correndo chetamente a mezzo galoppo venivano alla volta nostra. Vedutili appena, noi gli abbiamo attesi a piè fermo, e quando ci raggiunsero, e videro che in vece dei Mori che cercavano, si presentava loro un cristiano meschinello, restarono trasognati, ed uno di essi ci chiese se a caso fossimo noi quelli per cui cagione il pastore avea gridarto all'armi. Sì, gli diss’io; e volendo cominciare a dargli alcun conto di dove noi venivamo, e chi eravamo, uno dei cristiani compagni nostri conobbe dalla ginetta colui che fatta ci avea la dimanda, e disse senza darmi luogo a proferire più una sola parola: “Sieno


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