dalla pena alla gioia. — È vero, o figlia mia, quanto dice costui? soggiunse il Moro. — È vero, rispose Zoraida. — Dunque, replicò il vecchio, tu sei cristiana, e quella sei che diede il padre in potere dei suoi nemici?„ Zoraida rispose: — Io quella non sono che a sì malaugurato partito ti ha posto; pur sappi che non ebbi mai desiderio di abbandonarti, nè di farti male, ma di fare a me solamente del bene. — E qual è, figliuola, questo bene che ti sei procurata? soggiunse il padre. — Domandalo, rispos’ella, a Lela Marien che meglio di me saprà dirtelo„. Non ebbe il Moro ciò appena inteso che in un baleno si lasciò cadere in mare caporovescio, e sarebbesi senza dubbio affogato, se le lunghe sue vesti non lo avessero tenuto un cotal poco a gala dell’acqua. Zoraida mise un grido; ognuno si affrettò al suo aiuto, e presolo pel giubbone mezzo affogato e già privo di senso, lo ritraemmo dal mare. Era Zoraida sì addolorata, che proruppe nel pianto più tenero e disperato. Lo rivoltammo colla bocca all’ingiù, come se fosse morto; rigettò molt’acqua, e tornò in sè dopo alcune ore, nel corso delle quali essendosi mutato il vento, ci trovammo nella necessità di nuovamente drizzare la prora verso terra, facendo forza coi remi per non investirla. Per nostra buona fortuna giugnemmo ad un seno di mare allato ad un piccolo promontorio, dai Mori chiamato Cava-rumia, che significa nella nostra lingua la mala donna cristiana. È tradizione tra i Mori che si trovi colà sepolta cotesta Cava che fu cagione della perdita della Spagna, perchè Cava nel loro idioma significa donna cattiva, e rumia, cristiana; ed è tenuto per mal augurio l’essere costretti a dar ivi fondo; nè questo fanno mai senza un assoluto bisogno1. Per noi invece è stata quella Cava
- ↑ Cava è il nome dato dagli Arabi a Florinda, figliuola di quel conte Giuliano che li chiamò dall’Affrica nella Spagna.