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capitolo xl. 441

Pregala tu che si degni di farti sapere in qual modo potrai mandare ad effetto l’opera ch’essa ti comanda; poichè è opera buona: ed ella ti esaudirà senza dubbio. Io mi offro anche per parte di tutti i cristiani compagni di secondare i tuoi desiderii quand’anche dovesse andarne la vita. Non intralasciare di scrivermi e parteciparmi tutto quello che delibererai di fare, ed io ti risponderò sempre con esattezza; chè il grande Alà ci ha fatto conoscere uno schiavo cristiano, il quale parla e scrive la tua lingua sì bene, come potrai comprendere da questa lettera: in tal maniera senza verun timore puoi farci sapere ogni tuo desiderio. Ti fo promessa da buon cristiano di prenderti, giunti che saremo come tu accenni in terra cattolica, per mia legittima sposa; e tu sai che i Cristiani meglio che i Mori adempiono le loro promesse. Alà e Marien sua madre ti custodiscano, signora mia„.

“Scritta e suggellata la lettera, attesi due giorni finchè gli schiavi, come al solito, fossero usciti del bagno, e mi recai tosto all’usato terrazzino per vedere se compariva la canna, che in fatti non tardò molto a farsi vedere. Non mi si presentò appena, che senza esaminare chi fosse che la facea comparire mostrai la lettera come per far intendere che volevo attaccarla al filo pendente dalla canna. Vi legai la mia carta e indi a poco tornò a farsi vedere la nostra stella con la bianca bandiera di pace, il picciolo fazzoletto. La lasciò cadere; io la raccolsi, e sciolto il nodo vi trovai oltre cinquanta scudi in varie monete d’oro e d’argento, i quali furono cinquanta accrescimenti di consolazione a me ed a’ miei compagni, confermandoci nella speranza di ricuperare la libertà. Tornò in quella notte medesima il nostro rinnegato, e ci riferì di avere saputo che in quella casa abitava il Moro già detto, il quale chiamavasi Agi-Morato, ricchissimo quanto potesse mai dirsi; che aveva una sola figliuola erede dell’intiera sua facoltà; e che per la città correva voce essere essa la più bella fra le donne di Barberia, sì che molti dei vicerè che vi arrivavano chiesta l’aveano in moglie, ma ella non avea voluto mai maritarsi1; e seppe ancora che ebbe una schiava cristiana la quale da poco tempo era morta. Tutta questa relazione confrontavasi col contenuto della lettera. Ci ponemmo allora a consiglio col rinnegato intorno al modo ch’era da prescegliersi per trarre la Mora di casa sua e farci tutti suoi compagni nella fuga in terra cristiana; e fu preso il partito di aspettare il secondo scritto di

  1. Il Cervantes dice poi nella Commedia Los Banos de Argel che quest’unica figliuola d’Agi-Morato sposò Muley-Maloch che nel 1576 fu fatto re di Fez. Il P. Haedo nella sua Epitome e Antonio de Herrera nella Storia del Portogallo confermano questa asserzione.

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