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capitolo xl. 435

da cui quasi sempre eravamo tutti travagliati, ma sibbene l’essere testimonio continuamente alle non più vedute e inaudite crudeltà che si esercitavano dal padrone contro i Cristiani. Ogni giorno ne facea appiccar qualcheduno; un altro impalare, ad un altro tagliar gli orecchi, e tutto ciò per cause di sì lieve momento, e così fuor di ragione che dicevano i Turchi stessi essere ciò per suo capriccio, e non per altro che per covar anima di fiera a danno del genere umano. La indovinò con costui un solo soldato spagnuolo, chiamato Saavedra, il quale benchè avesse fatte cose che rimarranno lungamente scolpite nella memoria di quelle genti per riacquistare la sua libertà, non gli diede, nè mai dar gli fece un colpo di bastone, nè gli disse mai un’aspra parola; anche pel più leggiero de’ suoi mancamenti noi avevamo gran timore che lo facesse impalare: timore da cui era colto egli pure. Se il tempo non mancasse io potrei contarvi molte imprese di questo soldato che vi desterebbero maraviglia; ma bisogna pur ch’io continui il mio racconto.