Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
capitolo iii. | 27 |
favore dei bisognosi, com’è debito della cavalleria e de’ cavalieri erranti qual mi son io, il cui desiderio è tutto volto a simili imprese.
L’oste, il quale, come si è detto, era volpe vecchia, ed aveva già qualche sospetto che l’ospite suo avesse dato volta al cervello, se ne persuase intieramente nel sentirlo così ragionare: e per aver da ridere in quella notte si risolse di secondarne l’umore. Gli disse pertanto che quel suo divisamento era indizio della più fina prudenza, e che una tale sua inclinazione era tutta propria e connaturale a’ cavalieri di quell’alta portata ch’egli mostrava di essere, e di cui faceva testimonianza la sua galante presenza; indi soggiunse ch’egli stesso nei primi anni di sua giovinezza erasi dedicato a quell’onorevole esercizio, recandosi a tal fine in varie parti del mondo, cercando avventure, e visitando Perceli di Malaga, l’isola di Riarano, il Compasso di Siviglia, l’Azzoghescio di Segovia, l’Oliviera di Valenza, Rondigli di Granata, la spiaggia di San Lucar, il porto di Cordova, le Ventiglie di Toledo, e molti altri paesi1. Che quivi egli aveva esercitata la leggerezza de’ suoi piedi e la pieghevolezza delle sue mani, occupandosi in ogni maniera di ribalderie; facendo cioè continui torti, sollecitando molte vedove, svergognando non poche donzelle, ingannando molti pupilli, e finalmente rendendosi noto a quante curie e tribunali ha la Spagna; da ultimo poi esser venuto a starsene in quel suo castello dove si vivea colla propria e colla roba altrui, prestando ricovero a tutti i cavalieri erranti d’ogni qualità e condizione, unicamente per la molta affezione che ad essi portava, e per la speranza che nel prender commiato, dovessero dividere con lui ciò che aveano, in ricambio delle sue buone intenzioni. Soggiunse poi che in quel suo castello non v’era chiesetta in cui vegliar l’arme, giacchè l’avea demolita per rifabbricarla di nuovo, ma che sapea benissimo che in caso di necessità poteasi far quell’ufficio ove più tornasse in acconcio, e che quindi potea quella notte vegliarle in un andito del castello: e la mattina, col favore del cielo, sariensi compiute le debite cerimonie, di maniera che egli si trovasse armato cavaliere, e tal cavaliere qual mai verun altro nel mondo. Gli domandò inoltre se avea seco danari: ma don Chisciotte rispose di non avere nemmanco un quattrino, non avendo mai letto che alcun cavaliere errante portasse danari con sè. A ciò l’oste rispose che egli viveva in errore, mentre supposto pure che di ciò non si facesse menzione alcuna nelle storie, gli scrittori l’aveano ommesso, giudicando che non bisognasse notare una cosa sì evidente e sì necessaria quanto è questa di non andar mai senza danari e biancherie di bucato; e non doversi perciò
- ↑ L’oste nomina qui i luoghi della Spagna più generalmente frequentati dai ladri.