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capitolo xxxviii. 417

Dicono alcuni che senza lettere non si potrebbero sostener le armi; perchè ha le sue leggi anche la guerra, e, tanto è a dir leggi, come lettere e letterati. A ciò rispondono le armi, che le leggi non potrebbero sostenersi senza di loro, mentre colle armi si difendono le repubbliche, si conservano i regni, le città vengono custodite, hanno sicurezza le strade, i corsari sono scacciati dal mare. Ora è manifesto altresì che debbesi avere una più grande estimazione a quella cosa che ha maggior prezzo. Costa tempo, veglie, fame, nudità, giramenti di capo, indigestioni di stomaco ed altri malanni di questa fatta, oltre a quelli da me riferiti, l’arrivare ad una eminente celebrità nelle lettere; ma per giungere al vanto di buon soldato, oltre tutto quello che soffre il letterato, le difficoltà si accrescono incomparabilmente, per essere ad ogni passo in procinto di perdere la vita. Qual cosa può mai arrivare ad un uomo di lettere, che somigli a quanto prova un soldato allorchè senta, per esempio, che l’inimico sta minando il sito dov’egli si trova, nè per questo può di là togliersi, nè fuggire il pericolo che gli sovrasta? Niente altro gli è permesso fuorchè avvertirne il suo capitano, affinchè accorra con qualche contramina, standosi però egli fermo


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