nel giorno della battaglia, gli porranno sulla testa una laurea di fila per curarlo da qualche ferita che il lascerà malconcio per sempre. O se ciò non avvenga, e lo conservi e vivo e sano il pietoso cielo, rimarrà povero come prima; e per migliorare un pochino la sua condizione ci vorranno tanti rischi, che l’uscirne sano è un prodigio. Tutto al contrario accade dei letterati; i quali o a dritto o a torto sanno trovarsi compensi: e così maggiore è la fatica del soldato, e molto minore la speranza del premio. A tutto questo si potrebbe rispondere esser più facile premiare duemila uomini di lettere che trentamila soldati, perchè quelli si premiano con ufficii che debbono per necessità appartenere ad uomini studiosi, mentre ai soldati bisogna far parte delle cose proprie del padrone cui servono: ma ciò pure avvalora ancor più la mia proposizione. Ma lasciamo da parte questa difficoltà ch’è un labirinto di molto difficile uscita, e ritorniamo a trattare della preminenza fra le armi e le lettere; argomento tutt’ora indeciso.