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capitolo xxxvii. | 405 |
Se ne stettero cheti per sentire ciò che dicesse, ed egli posti gli occhi con molto sussiego e gravità la bella Dorotea, parlò in questa maniera:
— Sono informato, vezzosa signora, da questo mio scudiere come la grandezza vostra si è ridotta al niente, e fu distrutta la vostra condizione, perchè di regina e padrona che solevate essere, vi siete trasformata in una privata donzella. Se ciò è avvenuto per ordine del re Negromante vostro padre, immaginando che non poteste da me avere il necessario e debito aiuto, dico ch’egli va errato di grosso, nè conosce come dovrebbe le storie cavalieresche, perchè se le avesse attentamente lette e considerate pesatamente e per sì lungo tempo come ho fatt’io, avrebbe trovato ad ogni passo che tanti altri cavalieri di riputazione più scarsa della mia hanno condotto a fine imprese assai più difficili di questa; chè non è poi gran cosa ammazzare un gigantuzzo sia pure a sua voglia arrogante: e sappiate che non sono scorse molte ore da che io mi trovai a cimento con esso lui, e... Ma sarà meglio passarla in silenzio per non essere tacciato di menzognero: lo dirà il tempo che tutto discopre, e quando noi meno ci penseremo. — Voi avete cozzato con due otri, e non già con un gigante, soggiunse l’oste