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capitolo xxxvi. 397

Dorotea che don Fernando perduto avesse il colore del viso, e che facesse moto per vendicarsi di Cardenio portando la mano alla spada. Un tale sospetto la mosse con indicibile celerità ad abbracciargli le ginocchia; e tenendolo stretto per modo da non lasciargli adito a moversi, senza intermettere il pianto un momento solo proruppe: “Che meditate voi di fare, unico rifugio mio, in tale impensato avvenimento? Avete ai vostri piedi la vostra sposa, e quella che vorreste che fosse vostra sta fra le braccia di suo marito. Credete voi cosa giusta o possibile il disfare ciò che dal cielo si è fatto? Non è forse miglior consiglio sollevare alla vostra altezza colei che, esempio di virtù e di fermezza, vi sta qui dinanzi bagnando di amoroso pianto il viso e il petto del vero suo sposo? Vi prego, per quanto v’ha in cielo di sacro, e per onore di voi stesso vi supplico che il presente sì chiaro disinganno non solo non accresca lo sdegno vostro, ma lo diminuisca per modo da permettere con quiete e tranquillamente che questi due amanti vivano uniti senza ostacolo per tutto il tempo che loro concederà il cielo. Sarà questa la più alta prova della generosità ond’è fornito