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capitolo xxxiv. 379

la quale fu eseguita con sì maravigliosi ed efficaci effetti da quei personaggi, che parvero trasformati nella verità medesima di ciò che fingevano. Bramava eccessivamente la notte, e che gli si offrisse opportunità di uscire di casa per abboccarsi col suo buon amico Lotario a fine di congratularsi con lui della margarita preziosa che aveva trovata coll’essersi assicurato della bontà della sua sposa. Si presero cura quelle donne di dargli luogo ed agio da poter uscire, ed egli cogliendo il tempo andò fuori e volò a Lotario cui diede innumerabili abbracciamenti; nè sarebbe possibile riferire le espressioni del suo contento e le lodi date alla sua Camilla. Lotario udì ogni cosa senza potergli dar segno di grande contentezza, standogli sulla coscienza l’inganno in cui si ritrovava l’amico, e quanto fosse da lui amaramente oltraggiato; e benchè Anselmo non vedesse in Lotario un ricambio di giubilo, credea che ciò derivasse dall’avere lasciata Camilla ferita e dall’esserne stato egli la causa. Perciò fra le altre cose gli disse che non dovesse temere per conto di Camilla, da che la ferita era lieve; che perciò vivesse tranquillo, e quindi innanzi partecipasse delle sue contentezze, perchè la sua industria lo aveva sollevato all’apice della tanto desiderata felicità. Mostrò eziandio desiderio che in altro non dovessero intertenersi che in comporre poesie in lode di Camilla col mezzo delle quali eterna vivesse ne’ vegnenti secoli la sua memoria. Lodò Lotario il divisamento, e disse che avrebbe data tutta la mano per parte sua alla fabbricazione di sì illustre edifizio; e con ciò rimase Anselmo il più saporitamente ingannato di ogni altro marito del mondo. Egli stesso condusse per mano Lotario a casa sua credendolo l’istrumento della sua gloria, quando all’opposto vi conduceva la cagione della rovina di sua riputazione. Camilla lo ricevette con apparenze nemiche, ma in fatto con cuore amoroso e contento. Durò alcun tempo l’inganno, finchè a capo di pochi mesi la fortuna rivoltò la ruota, e recò apertamente in luce la malvagità fin allora celata con grande artifizio, avendo ad Anselmo costato la vita la sua impertinente curiosità.