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capitolo xxxiv. 371

non saria meglio che prima di porre ad esecuzione ciò che ti voglio celare, affinchè tu non ti accinga a farmi veruna opposizione, io prendessi il pugnale di Anselmo che ti ho chiesto, e con esso trafigessi questo infame mio petto? Ma no, chè non è ragione ch’io paghi la pena dell’altrui colpa: voglio prima di tutto sapere ciò che in me hanno veduto gli arditi e disonesti occhi di Lotario, per renderlo temerario a segno di scoprirmi un suo tanto reo desiderio, come si è quello che ardì palesare in oltraggio del suo amico e del mio onore. Fatti, Leonella, alla finestra, e chiamalo che dee senza dubbio trovarsi in istrada, aspettando di poter mandare ad effetto le sue prave intenzioni: sarà però prima eseguita la mia, quanto crudele, onorata altrettanto. — Ahi! signora, rispose la sagace ed avvertita Leonella, e che pensate voi di fare con questo pugnale? Divisate forse di spegnere con esso la vostra o la vita